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L’architetto è un libero professionista che si occupa della progettazione urbanistica e edilizia, del restauro dei monumenti, della progettazione di paesaggio (come parchi e giardini).

L’architetto è quindi un professionista che si occupa della progettazione di edifici, di interni, della pianificazione urbanistica e di architettura del paesaggio. Lavora, quindi, sia nel campo dell’edilizia pubblica e privata, sia nel design, non solo di immobili ma anche di arredamenti. Per poter operare come architetto, dovrai conseguire una Laurea in Architettura, ottenere l’abilitazione alla professione, superando l’Esame di Stato, ed infine iscriverti allo specifico Ordine Professionale. I

In seguito, potrai finalmente aprire Partita IVA da architetto!

L’iscrizione all’Ordine degli Architetti

L’iscrizione all’Ordine degli Architetti avviene, dunque, dopo aver superato l’Esame di Stato. Esistono due sezioni, all’interno dell’Ordine degli Architetti: nella A potranno iscriversi architetti, paesaggisti, pianificatori territoriali e conservatori dei beni architettonici e ambientali; nella sezione B, gli architetti Junior e i pianificatori Junior. Per iscriverti all’albo, devi consegnare una domanda correlata di tutti i documenti di riconoscimento, compreso il certificato che attesta il superamento dell’Esame di Stato.

Come svolgere la professione di architetto

Per svolgere la professione di architetto e aprire la partita iva è necessaria:

– La laurea in architettura

– Abilitazione e iscrizione all’albo professionale

– Apertura partita Iva

– Iscrizione Inarcassa

Rispetto alla fase più delicata di iscrizione all’albo professionale, c’è da evidenziare la scelta tra due sezioni:

Sezione A, nel caso di attività riguardanti l’architettura e la progettazione paesaggistica.

Sezioni B, per professioni più specifiche su architettura e pianificazione.

Apertura partita Iva architetto

Si tratta di un’attività che richiede l’apertura della partita Iva presso l’agenzia delle Entrate e l’iscrizione ad una cassa professionale specifica per tale professione, quale l’Inarcassa.

Per quanto attiene il primo punto è importante che l’apertura della partita Iva sia effettuata entro 30 giorni dall’inizio dell’attività lavorativa compilando il modello AA9.

Si deve utilizzare il codice ateco architetto 71.11.00 – Attività degli studi di architettura.

Il modello può inoltre essere presentato sia recandosi presso un ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate con un proprio documento di riconoscimento e sia in via telematica. In quest’ultimo caso è consigliabile l’ausilio di un professionista abilitato che proceda all’invio mediante il software specifico dell’Agenzia delle Entrate.

Iscrizione Inarcassa

L’Inarcassa è la cassa nazionale di previdenza ed assistenza per gli architetti liberi professionisti e per l’iscrizione, prevede la presentazione di un modulo predefinito da inviare tramite Pec e da scaricare nella sezione web “modulistica”.

Si tratta di una dichiarazione personale da parte dell’architetto professionista che ha già avviato la pratica di apertura della partita Iva e che dovrà inserire:

– La data d’iscrizione e l’albo provinciale di appartenenza

– Il numero della propria partita Iva e la data di inizio attività denunciata per l’apertura della partita Iva.

– La totale assenza di ogni altro rapporto previdenziale obbligatorio.

Per diventare architetto è inoltre importante conoscere i principali sbocchi lavorativi che non solo sono molto vasti, ma possono ricoprire anche specializzazioni diverse: edile, conservatore, paesaggistico. E’ obbligatorio il possesso della laurea in architettura e dell’abilitazione professionale per la successiva iscrizione all’ordine degli architetti.

Al termine di questo interessante percorso di studi per l’esercizio di una attività professionale ed abituale, potrà essere avviata quindi l’apertura della partita Iva (con procedura telematica o diretta presso gli uffici territoriali dell’Agenzie delle Entrate) e l’iscrizione all’Inarcassa (tramite posta elettronica certificata) per i contributi previdenziali.

Fattura professionale architetto

Prima di emettere la fattura vera e propria, puoi emettere un proforma. Ricevuto il pagamento emetterai la fattura.

La scelta del regime fiscale

Sappi, infatti, che in Italia esistono due regimi fiscali differenti: regime ordinario e regime forfettario. Quest’ultimo è il regime agevolato a disposizione dei contribuenti italiani, introdotto dallo Stato nel 2016.

Erede naturale del vecchio regime dei minimi, prevede notevoli semplificazioni negli adempimenti fiscali e anche una sola tassa da versare: l’imposta sostitutiva. Questa è pari al 5% nei primi cinque anni di attività ed al 15% negli anni successivi e sostituisce, appunto, i vari tributi (IRPEF, IRAP, addizionali, ecc.). Non presenta limiti di tempo, né di età e può essere utilizzato da coloro che decidono di aprire Partita IVA da architetto per tutti gli anni contributivi a venire. Per poter usufruire del regime forfettario, è necessario rispettare alcuni vincoli, tra cui la soglia massima di reddito annuo, fissata a 65.000 euro per l’anno 2019 (rispetto ai 30.000 del 2018).

Il Codice ATECO degli architetti è il 71.11.00 “Attività degli studi di architettura”. Questa categoria professionale deve rispettare un limite annuo di reddito di 65.000€ e ha un coefficiente di redditività del 78%.

Ulteriori benefici, per la Partita IVA da architetto nel regime forfettario sono:

  • esenzione IVA;
  • esonero da esterometro;
  • contabilità semplificata;
  • esonero da fatturazione elettronica.

Chi non può accedere al regime forfettario?

La quota massima di reddito – innalzata, dal 1 gennaio 2019, a 65.000 euro – non è l’unico limite per l’accesso al regime forfettario. A partire da quest’anno, infatti, sono escluse anche altre categorie di lavoratori, con riferimento particolare a chi possiede quote di partecipazione di società o è a capo di una S.r.l..

Il coefficiente di redditività per Partita IVA da architetto

Il coefficiente di redditività è un importante secondo aspetto del regime forfettario. Non è possibile, infatti, dedurre alcuna spesa dell’attività lavorativa. Tuttavia, lo Stato italiano ha definito comunque una percentuale forfettaria di spesa da poter dedurre, calcolata sempre in base al tipo di attività lavorativa, che definisce il reddito imponibile, ovvero il coefficiente di redditività. Queste “spese forfettarie” sono deducibili a prescindere che tu le abbia sostenute o meno. Per i titolari di Partita IVA da architetto, la quota è pari al 22%.

Contributi previdenziali per gli architetti

Da questo reddito imponibile, è deducibile anche la spesa per la contribuzione previdenziale sostenuta nel corso dell’anno. Per gli architetti la cassa previdenziale di riferimento è Inarcassa. Con Inarcassa pagherai:

  • contributo soggettivo: obbligatorio per ogni iscritto, che viene calcolato in misura percentuale sul reddito professionale pari al 14,5% (entro i 35 anni di età, nei primi 5 anni di attività e fino a 46.250 €, è previsto uno sconto che riduce il contributo al 7,25% ). È previsto un contributo minimo da corrispondere indipendentemente dal reddito professionale, che per l’anno 2019 è di 2.310€ (ridotto a 770€ per redditi inferiori a 46.250€ entro i 35 anni di età o nei primi 5 anni di attività). Questo contributo è completamente deducibile dal reddito;
  • contributo facoltativo: un contributo volontario che può essere versato o meno in misura proporzionale dal 1% all’8,5% del reddito professionale dichiarato. Non preoccuparti, però, perché non è obbligatorio;
  • contributo integrativo: obbligatorio per gli iscritti all’Albo Professionale e titolari di Partita IVA da architetto, che viene calcolato in misura percentuale sul volume di affari dichiarato ai fini IVA. È pari al 4% del volume di affari e deve essere inserito in tutte le fatture emessa ad eccezione delle fatture verso i clienti esteri. Anche in questo caso è previsto un contributo minimo integrativo, che per il 2019 è pari a 685€ (ridotto a 228€ per redditi inferiori a 46.250€ entro i 35 anni di età o nei primi 5 anni di attività);
  • contributo di maternità/paternità: obbligatorio per tutti gli iscritti Inarcassa, è pari a 60 euro. La prima rata 2019, intesa come acconto, è pari a 33,50 euro, la seconda rata è pari a 26,50 euro.

Vediamo nel dettaglio una previsione di spesa per i primi tre anni di attività escludendo per semplicità dal calcolo il contributo di maternità appena descritto. Il metodo contributivo italiano si basa sul metodo storico e quindi ogni anno, in sede di dichiarazione dei redditi, andiamo a versare i contributi in riferimento all’anno precedente. Quindi nel tuo secondo anno di attività pagherai le imposte relative al reddito netto del primo anno di attività. Ecco perché nel primo anno il calcolo dell’imposta sostitutiva è di 0 €.

I°ANNO II°ANNO III° ANNO
Ricavo Annuo 20.000 € + 800 € 25.000 € + 1.000 € 30.000 + 1.200 €
Reddito lordo – Coefficiente di Redditività (78%) 15.600 € 19.500 € 23.400 €
Inarcassa contributo soggettivo 770€

+

0 €

770 €

+

305 €

770 €

+

565,8 €

Contributo integrativo 0€ 800€ 1.000 €
Reddito Imponibile 14.830 € 18.425 € 22.064,2 €
Imposta Sostitutiva (5%) 0 € 741,5 €

Saldo I anno

+

741,5 €

Acconto II anno

(921,25 – 741,5)=

179,75 €

Saldo II anno

+

921,25 €

Acconto III anno

Totale Tasse e contributi 770 € 3.358 € 3.437,8 €

Se devi aprire la partita iva per iniziare l’attività, contattaci pure per un preventivo per la tenuta della contabilità:

office@fiscoconsulting.it

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