- 27 Gennaio 2022
- Posted by: Cesare Longo
- Categoria: Guide Fiscali

Buoni pasto,tra detrazioni e deducibilità, ecco i vantaggi fiscali per dipendenti, liberi professionisti e aziende
La soluzione buoni pasto è vantaggiosa sia per le aziende che per i titolari di partita IVA e ditte individuali perché fiscalmente efficace: i costi dei buoni pasto sono deducibili ai fini delle imposte dirette e l’IVA è interamente detraibile.
E i concetti di detraibilità e deducibilità sono punti di grande interesse in ambito fiscale. Ma cosa si intende con questi termini? Spesso si nota una grande confusione e siamo sicuri che molti commercialisti potrebbero confermarlo.
Ecco perché, visto che per i buoni pasto sono concetti molto importanti, cerchiamo di fare chiarezza e di capire in cosa consistono e come possono riguardare grandi aziende, PMI, ditte individuali e freelance.
I buoni pasto sono soggetti a Imposte dirette quali l’IRES (persone giuridiche)?
Poiché i buoni pasto rientrano, tra le voci di bilancio, nei costi del personale, essi sono deducibili al 100% per le aziende ai fini IRAP e IRES.
La Risoluzione dell’Agenzia delle Entrate spiega che la totale deducibilità dipende dalla considerazione che il costo sostenuto dall’azienda riguarda un servizio complesso non riducibile alla semplice somministrazione di alimenti e bevande (cfr. Circ. IRDCEC n.9/IR del 27/4/2009).
Per i liberi professionisti, per i lavoratori autonomi, i freelance, le ditte individuali, gli agenti, i soci e gli amministratori, invece, il costo per l’acquisto dei buoni pasto è deducibile al 75% per un importo massimo pari al 2% del fatturato.
Fatturazione e contabilità, cosa bisogna sapere?
Non è possibile il recupero d’imposta su scontrini fiscali con ammontare discordante nelle annotazioni sugli acquisti effettuati con i buoni pasto.
La Cassazione (ordinanza n. 347/2014) ha stabilito che nei registri dei commercianti che aderiscono al servizio deve essere segnato il valore all’incasso dei corrispettivi tramite accettazione dei buoni pasto usati per la transazione della merce.
L’AdE nel caso di infrazione può attraverso organi competenti avviare delle procedure di accertamento unificate (IRPEF, IRAP e IVA)
Devo considerare gli importi relativi ai buoni pasto per il calcolo dei contributi?
Poiché i buoni pasto costituiscono un servizio sostitutivo di mensa sono esenti dai contributi previdenziali e assistenziali fino all’importo giornaliero di cui parleremo successivamente ( 8 o 4 euro)
Infatti tali importi non costituiscono reddito da lavoro dipendente (articolo 51 del TUIR). L’esclusione dalla base imponibile è sancita dall’articolo 17 del DL n.S03 del 30/12/1992.
Vediamo quindi che i buoni pasto sono uno strumento molto comodo utilizzabile sia dai lavoratori dipendenti che dai liberi professionisti.
Tipologie di buoni pasto: cartacei, elettronici e digitali
Come accennavamo, i buoni pasto si presentano in diversi formati.
Eccoli in dettaglio:
- buoni pasto cartacei: voucher cartacei consegnabili direttamente in cassa per nei vari esercizi convenzionati. Vengono dati fisicamente al dipendente;
- buoni pasto elettronici: buoni pasto utilizzabili sia tramite tessera elettronica sia da smartphone tramite app;
- buoni pasto digitali: buoni pasto utilizzabili esclusivamente da smartphone tramite app.
Come si può intuire, i buoni pasto elettronici sono l’evoluzione del buono pasto cartaceo. Sono leggibili dai vari POS grazie al chip e alla banda magnetica e il dipendente ha diritto a utilizzare l’importo corrispondente al valore facciale del buono pasto stesso.
Come previsto dal decreto ministeriale n.122 del 7 giugno 2017, i buoni pasto possono essere cumulati e spesi contemporaneamente fino a un massimo di 8 per singola transazione.
Buoni pasto elettronici e digitali: perché convengono
Chiarite le differenze, perché conviene passare al formato elettronico e digitale? Per una serie di motivi, tra questi il fatto che si riesce a utilizzare questi formati in maniera più semplice e immediata rispetto alla versione cartacea.
Inoltre, pensa a tutte le volte che un dipendente si dimentica i buoni pasto a casa: con la versione elettronica o digitale può avere una tessera da tenere sempre con sé nel portafoglio e, nel caso dei buoni digitali, non serve altro che lo smartphone.
Altri vantaggi riguardano poi una maggiore sicurezza, grazie alla possibilità di bloccare immediatamente la carta e recuperare i buoni residui, ottimizzazione dei costi di spedizione e gestione, nonché maggiore flessibilità tramite utilizzo su più device.
Lato risorse umane, poi, scegliere il buono pasto elettronico permette di evitare la cosiddetta distribuzione fisica ogni mese dei ticket. In questo modo si procede agli ordini con un caricamento massivo.
Lato dipendente, i buoni pasto elettronici sono più convenienti per le esenzioni fiscali: limite giornaliero di 8 euro a persona per i buoni digitali contro i 4 euro, sempre a persona, del formato cartaceo.
Deducibilità e detraibilità dei buoni pasto
Quando parliamo di costo deducibile intendiamo una spesa che può essere sottratta dal proprio reddito imponibile, o base imponibile, riducendo il totale sul quale le tasse vengono calcolate. Per questo, grazie alle deduzioni, si ottiene un reddito imponibile ridotto rispetto al reddito iniziale.
La detraibilità IVA, invece, consiste nella possibilità di poter detrarre l’IVA dall’importo delle imposte da versare, abbassando quindi l’ammontare delle tasse da corrispondere allo Stato.
I buoni pasto pertanto offrono un significativo vantaggio fiscale. Vediamo tutto ancora più in dettaglio.
Detrazioni IVA sui buoni pasto per i liberi professionisti
Iniziamo con le partite IVA: termine con cui si intendono lavoratori autonomi, ditte individuali o liberi professionisti. Chi rientra in queste categorie di solito lavora da solo anche se può avere dei collaboratori o dei dipendenti (come nel caso della ditta individuale anche se il datore di lavoro è l’unico responsabile dell’azienda).
Per tutti loro, i buoni pasto sono molto convenienti: oltre che una pratica soluzione per la pausa pranzo, sono infatti un ottimo strumento per semplificare e risparmiare la gestione delle spese.
Le ditte individuali e i liberi professionisti possono infatti dedurre fino al 75% dei costi ai fini delle imposte dirette nel limite del 2% del fatturato e detrarre interamente l’IVA del 10%.
Ma non solo detrazioni e deduzioni: c’è il concreto vantaggio di presentare un’unica fattura per tutte le spese.
In che senso? Se hai una partita IVA e pranzi spesso fuori da solo o con i tuoi clienti e collaboratori, anziché richiedere fattura per ogni spesa fatta al ristorante, tavola calda o supermercato, ti basta conservare solo quella relativa all’acquisto di buoni pasto.
Questo aiuta sia nella gestione delle fatture che sono sempre tantissime, ma ti fa risparmiare anche tempo in cassa. Se si tratta infatti di un ristorante dove non sei mai andato, ti toccherà dare i tuoi dati per la fattura. Questo vale anche per importi minimi, come l’acquisto di un panino veloce in un bar.
Attenzione: tutto questo non riguarda chi ha una partita IVA in regime forfettario che non consente infatti le detrazioni perché opera in regime di franchigia dell’IVA.
Buoni pasto per aziende: risparmio per dipendenti e imprese
Per le aziende i vantaggi fiscali sono altrettanto convenienti.
I buoni pasto infatti sono deducibili al 100% ai fini delle imposte dirette e permettono di detrarre interamente l’IVA al 4%.
La legge di bilancio 2020 ha previsto inoltre alcune modifiche in merito alle soglie di esenzione fiscale per i buoni pasto, aumentando la soglia di deducibilità dei buoni pasto digitali e diminuendo quella dei buoni pasto cartacei.
I vantaggi fiscali esistono sia per l’azienda, in generale il datore di lavoro, sia per i dipendenti stessi che usano i buoni pasto. Per i dipendenti infatti non costituiscono reddito di lavoro dipendente e sono esenti, di conseguenza, da contributi fiscali e previdenziali.
Nel dettaglio:
- buoni pasto digitali aumento della soglia deducibile ad 8 euro
- buoni pasto cartacei riduzione della soglia deducibile a 4 euro.
Non solo una questione fiscale, l’uso dei buoni pasto elettronici da parte delle aziende è sempre più incentivato anche dallo Stato. Questo perché si va sempre più verso la digitalizzazione che per contrastare l’evasione fiscale.
Ma cosa succede se l’azienda decide liberamente di erogare buoni pasto che hanno un valore facciale superiore alla soglia di esenzione fiscale?
In quel caso, la quota eccedente concorre a formare reddito. Questa viene quindi inserita in busta paga e tassata sia per il datore di lavoro che per il dipendente che dovranno corrispondere i contributi Inps e l’Irpef.
Come previsto dalla normativa, se l’orario di lavoro non prevede il diritto alla pausa per il pranzo, anche questi lavoratori possono avere i buoni basto e beneficiano della previsione agevolativa, come previsto dall’articolo 51, comma 2 lettera c del Tuir
Buoni pasto: come funzionano e a chi spettano
In alternativa al buono pasto, il datore può mettere a disposizione dei dipendenti un servizio pasti attraverso:
- Mensa aziendale con gestione propria o affidata in appalto a società esterne;
- Mensa esterna presso apposite strutture;
- Indennità sostitutiva della mensa, riconosciuta in assenza del servizio mensa o corrisposta comunque quando il lavoratore non se ne avvale.
L’azienda è libera di scegliere (Circolare Ministero delle Finanze n. 326/E del 23/12/97), tra le modalità citate, quella più idonea alle proprie esigenze, con la possibilità di una compresenza tra le stesse.
Ad esempio, per una categoria di dipendenti si può istituire il servizio mensa, per un’altra si concedono i ticket. E’ da escludere, da parte dello stesso dipendente e nella medesima giornata lavorativa, l’utilizzo sia del servizio mensa che del ticket ristorante, ottenendo peraltro la tassazione di favore riconosciuta agli stessi. I più famosi e più usati sono: day buoni pasto, buoni pasto pellegrini, sodexo ecc.
Normativa buoni pasto
La normativa sui buoni pasto è di recente cambiata con il Decreto Ministero dello Sviluppo Economico n. 122/2017. Questi possono essere dati ad oggi a:
- Lavoratori subordinati, a tempo pieno o parziale, anche qualora l’orario giornaliero non preveda una pausa per il pasto;
- Chi ha instaurato con il committente un rapporto di collaborazione (esempio co.co.co.).
Le aziende comunque non sono obbligate ad erogarli, a meno che questi non siano espressamente previsti nei contratti collettivi o nella contrattazione di secondo livello o individuale. I ticket ristorante rientrano pertanto nella categoria dei cosiddetti fringe benefit concessi dal datore di lavoro.
Secondo una sentenza della Cassazione (sentenza n. 22702/2014) il diritto ai buoni sussiste anche nel caso in cui il dipendente abbia terminato il lavoro, ma i tempi di percorrenza non gli permettono di raggiungere l’abitazione entro l’esaurirsi della pausa.
I ticket sono utilizzabili esclusivamente dal titolare, non sono cedibili né commercializzabili o convertibili in denaro. Inoltre il Decreto MISE 122/2017 ha stabilito che non possono essere usati più di 8 ticket per volta. Tuttavia una recente nota dell’Agenzia delle Entrate ha specificato che la tassazione non deve essere applicata neanche se si usano in numero superiore ad 8 (vedi paragrafo a fondo pagina).
Come funziona il buono pasto

Una volta assegnati al dipendente (con eventuale addebito di una quota parte del loro valore se previsto da accordi aziendali) i buoni danno allo stesso (in qualità di titolare) il diritto ad ottenere un servizio di mensa di importo pari al valore del ticket, presso esercizi convenzionati con la società emittente. Possono essere utilizzati (art. 285 del D.P.R. n. 207/2010) durante la giornata lavorativa, anche se domenicale o festiva.
Il pubblico esercizio una volta ricevuti i buoni pasto dal lavoratore:
- dovrà emettere e rilasciare apposito scontrino o ricevuta fiscale;
- fatturerà i buoni ricevuti dai clienti alla società che li ha emessi.
Buoni pasto cartacei

Il buono pasto cartaceo può essere usato anche per fare la spesa presso i negozi convenzionati. Tutti i negozi seguono regole proprie per accettare i buoni pasto (numero massimo, percentuale di buoni pasto rispetto alla spesa complessiva ecc.); tuttavia il massimo di buoni pasto spesi in unica spesa è 8 come vedremo in seguito.
Nel caso di buono pasto cartaceo la detassazione può arrivare ad un importo giornaliero massimo di 5.29 euro (dal 2020 4 euro).
Buoni pasto elettronici

Anche in questo caso quindi il buono pasto elettronico può essere speso dal lavoratore per mangiare presso un ristorante o self-service convenzionato oppure può essere usato per fare la spesa presso i negozi convenzionati.
Nel caso di ticket pasto elettronico la detassazione può arrivare ad un importo giornaliero massimo di 7 euro (dal 2020 8 euro).
Buoni pasto busta paga
Altro metodo previsto dalla normativa è quello di inserire in busta paga l’indennità sostitutiva di mensa. Non sono veri e propri buoni pasto in busta paga, ma si tratta di una erogazione ovvero di una voce aggiuntiva del cedolino che rientra tra i servizi sostitutivi di mensa e che l’azienda può erogare ai propri dipendenti.
L’indennità sostitutiva di mensa è quindi un importo che viene versato direttamente nella busta paga del lavoratore, come forma di indennizzo per l’assenza di una mensa aziendale dove poter consumare i pasti durante l’orario di lavoro. Questa indennità non rientra fra i fringe benefit e pertanto non è soggetta a tassazione agevolata, ma viene tassata per il suo intero importo; ovvero come se si trattasse di ore di lavoro ordinarie per intenderci (con relativa tassazione IRPEF, INAIL e INPS).
Caratteristiche dei ticket pasto e assegnazione
Le caratteristiche del buono pasto differiscono naturalmente a seconda del formato. Il buono cartaceo deve contenere:
- Codice fiscale o ragione sociale del datore e della società emittente;
- Valore del buono (cosiddetto “valore facciale”) espresso in euro;
- Termine di utilizzo;
- Spazio per apporre data di utilizzo, firma del lavoratore / titolare, timbro dell’esercizio convenzionato in cui il buono è stato utilizzato;
- Dicitura che riporta “il buono pasto non è cedibile, né cumulabile oltre il limite di 8 buoni, né commercializzabile o convertibile in denaro; può essere utilizzato solo se datato e sottoscritto dal titolare”.
Nel buono elettronico i dati relativi al datore, alla società di emissione e al titolare sono memorizzati direttamente nel supporto utilizzato (la forma comune è quella del tesserino con banda magnetica simile ad un bancomat o carta di credito).
In materia di assegnazione dei buoni pasto è opportuno considerare che la loro tassazione di favore è legata al riconoscimento degli stessi alla generalità dei dipendenti o a loro categorie omogenee (Circolare Ministero delle Finanze n. 326/E del 23/12/97).
In entrambi i casi è consigliabile un apposito accordo aziendale che contenga una sintesi della normativa in materia, le condizioni di utilizzo e il valore del singolo buono, oltre a fornire un’apposita informativa al dipendente all’atto dell’assunzione.
Ticket pasto: quanto vale
Il valore del singolo buono pasto è attribuito dalla società emittente, generalmente nel limite di 10 euro cadauno, permettendo ai datori di scegliere tra ticket con differenti fasce di importo.
Importi ticket buoni pasto: novità Legge di Bilancio 2020
I buoni pasto sono soggetti a tassazione e contribuzione solo per la parte che eccede euro 5,29 complessivi giornalieri ovvero euro 7 nel caso in cui gli stessi siano in formato elettronico.
Dal 2020 tuttavia, per effetto delle novità apportate dall’ultima Legge di Bilancio, gli importi esclusi dalla tassazione variano così come segue:
Importi buoni pasto 2021 esclusi dalla tassazione | |
Buoni pasto cartacei | detassati fino a 4 euro (in precedenza 5,29) |
Buoni elettronici | detassati fino a 8 euro (in precedenza 7) |
L’eventuale concessione dei buoni pasto nei giorni non lavorativi rende gli stessi interamente soggetti a tassazione. Ad ogni modo, anche se soggetto in parte a contributi e tasse, il valore dei buoni pasto, salvo diversa disposizione dei contratti collettivi (anche aziendali), non è considerato retribuzione.
Buoni pasto lavoratori in smart working
Buoni pasto lavoratori in smart working: con un recente interpello l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che anche per i lavoratori in smart working si applica la tassazione agevolata prevista per i buoni pasto sia cartacei che elettronici (interpello numero 956-2631/2020 Direzione Regionale del Lazio).
Leggi anche: buoni pasto smart working
Uso cumulativo di 8 ticket pasto
Secondo le ultime disposizioni (Decreto Ministero Sviluppo Economico n. 122/2017) i buoni pasto sono cumulabili nel limite di 8; si tratta tecnicamente del limite all’uso cumulativo di ticket pasto.
Tuttavia una recente nota dell’Agenzia delle Entrate ha specificato che il datore di lavoro è tenuto non applicare la tassazione se gli importi dei singoli ticket rimangono entro i limiti dei 5.29 e dei 7 euro come detto sopra. Nulla cambia quindi per la tassazione se questi vengono usati in unica spesa in un numero superiore agli 8.
ULTIME NEWS
-
ECCO IL NUOVO ELENCO CODICI ATECO 2025
10 Aprile 2025 -
BONUS ASILO NIDO 2025, domande online dal 24 marzo
3 Aprile 2025