- 17 Agosto 2021
- Posted by: Cesare Longo
- Categoria: Guide Fiscali

Il fisioterapista è un professionista che si occupa della riabilitazione dei pazienti nel periodo post-operatorio o nei casi di infortunio. Dal punto di vista normativo, egli rientra nella vasta categoria delle “professioni sanitarie”, che include molte altre figure di rilievo, come l’infermiere o il dietista.
Per esercitare la sua attività, infatti, il fisioterapista deve prima conseguire il diploma di Laurea in Fisioterapia, con annesso tirocinio.
La sua figura viene definita, per la prima volta, con il Decreto del Ministero della Sanità n°741 del 14/9/1994, che recita: “il fisioterapista è l’operatore sanitario in possesso del diploma universitario abilitante, che svolge in via autonoma, o in collaborazione con altre figure sanitarie, gli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione nelle aree della motricità, delle funzioni corticali superiore, e di quelle viscerali conseguenti a eventi patologici, a varia eziologia, congenita od acquisita”
Se stai pensando di aprire Partita IVA come fisioterapista, ma non hai idea degli adempimenti da svolgere e degli eventuali costi da affrontare, qui troverai tutte le informazioni utili per iniziare con la giusta consapevolezza.
Se cerchi aiuto per aprire la Partita IVA da fisioterapista, inviaci una mail a office@fiscoconsulting.it e ti risponderemo prima possibile con un preventivo immediato!
Libero professionista o dipendente?
Nell’esercizio delle sue mansioni, il fisioterapista può essere inquadrato come dipendente, oppure come libero professionista. Nel primo caso, dovrà essere assunto da una struttura sanitaria pubblica o privata, mentre nel secondo caso potrà lavorare in autonomia: presso il proprio studio, ma anche a domicilio dal paziente.
Talvolta è possibile conciliare lavoro dipendente e libera professione, ovviamente aprendo Partita IVA come fisioterapista e provvedendo al versamento dei contributi (con aliquota differente in base all’attività prevalente).
Codice Ateco fisioterapista
Il codice attività da utilizzare è 86.90.21
La tassazione dei fisioterapisti: il regime forfettario
Durante l’apertura della tua Partita IVA da fisioterapista, dovrai indicare il regime fiscale a cui desideri assoggettarti. La scelta è piuttosto semplice: per le nuove attività e, in generale, per chi non supera i 65.000 euro di ricavi e compensi annui, la soluzione migliore si chiama regime forfettario. Di che si tratta esattamente?
Il regime forfettario è un regime fiscale agevolato, pensato per chi ricerca una tassazione più “soft” e una gestione più semplice e rapida. Difatti, esso permette di sostituire i comuni tributi mediante un’unica imposta, con aliquota al 15% (o, per chi rientra nei requisiti, al 5% per i primi cinque anni) applicata sul reddito imponibile.
Il quale, a sua volta, si calcola sottraendo, dal fatturato complessivamente prodotto ed incassato nel corso dell’anno, non le singole voci di spesa (ad eccezione dei contributi previdenziali, deducibili al 100%), bensì una percentuale che varia a seconda dell’attività svolta. Difatti, è il Codice ATECO ad indicare la quota da dedurre, che copre le spese sostenute dal contribuente su base forfettaria. Nel caso di una Partita IVA da fisioterapista (con Codice ATECO “86.90.21 – Fisioterapia” e coefficiente di redditività al 78%), la quota dedotta sarà pari al 22%. Dunque, per esempio, se in un anno fatturi 20.000 euro e versi 2.000 euro di contributi, paghi un’imposta sostitutiva (con aliquota al 15% o al 5%) calcolata solamente su 13.600 euro (e cioè sul 78% di 20.000 euro, meno i 2.000 versati ai fini contributivi).
Caratteristiche, vantaggi e requisiti
La riduzione delle tasse non è l’unico aspetto interessante del regime forfettario, che anzi prevede numerosi vantaggi anche a livello burocratico e non solo. Ad esempio, potrai evitare una serie di adempimenti (obbligatori per chi si avvale del regime ordinario), come la presentazione dell’esterometro o gli studi di settore.
Un grande beneficio, poi, è la possibilità di operare in franchigia IVA: non dovendo indicare l’IVA in fattura, infatti, potrai mantenere un rapporto qualità/prezzo ben più competitivo ed attirare nuovi clienti con tariffe più basse. Sarai, inoltre, esonerato dalla presentazione della dichiarazione IVA annuale e trimestrale.
In più, non dovrai obbligatoriamente passare alla fatturazione elettronica (ma potrai continuare ad utilizzare i metodi tradizionali) e non sarai tenuto a registrare le fatture emesse. L’unico impegno, infatti, sarà quello di conservarle, al fine di compilare la dichiarazione dei redditi, e numerarle con ordine progressivo.
Attenzione, però, perché il regime forfettario presenta sia dei vantaggi, ma anche qualche limitazione. La principale restrizione riguarda i ricavi e compensi percepiti in un anno, che non dovrà superare la soglia massima di 65.000 euro. Mentre, per i redditi da lavoro dipendente o assimilati, il limite è fissato a 30.000 euro. Inoltre, se vorrai mantenere questo regime, non potrai spendere più di 20.000 euro annui per impiegati e/o collaboratori.
Regime forfettario 2021: requisiti di accesso
Il regime forfettario prevede vari requisiti di accesso e mantenimento. Analizziamoli insieme nel dettaglio!
Il principale requisito riguarda i ricavi e compensi annui, che dovranno risultare inferiori a 65.000 euro, a prescindere dal tipo di attività svolta o che si intende svolgere. Il limite, quindi, è valido per tutti i Codici ATECO.
Nel conteggio, comunque, vanno considerati solo i redditi prodotti tramite Partita IVA e, nel caso si svolgano due o più attività, bisogna sommare i ricavati derivanti da ognuna di esse (e il totale non può superare i 65.000 euro).
In ultimo, il nuovo regime forfettario 2021 presenta altre due soglie limite, vale a dire:
- 30.000 euro per i redditi da lavoro dipendente o assimilati;
- 20.000 euro per le spese riguardanti impiegati e/o collaboratori esterni.
Quali sono le cause di esclusione dal Regime Forfettario?
Veniamo adesso ad uno degli aspetti più discussi con il nuovo regime forfettario 2021.
Parleremo, infatti, delle cause di esclusione, che rendono impossibile l’accesso a questo regime.
Secondo l’attuale legislazione, non possono adottare il regime forfettario 2021 coloro che:
- si avvalgono di Regimi speciali IVA o di Regimi forfettari di determinazione del reddito;
- le Partite IVA appartenenti ai seguenti settori:
- Agricoltura e attività connesse alla pesca;
- Vendita di Sali e tabacchi;
- Commercio di fiammiferi;
- Editoria;
- Gestione di servizi di telefonia pubblica;
- Rivendita di documenti di trasporto pubblico e sosta;
- Agenzie di viaggio e turismo;
- Agriturismi;
- Vendite a domicilio (porta a porta);
- Rivendita beni usati, di oggetti d’arte o da collezione;
- Agenzie di vendite all’asta di oggetti d’arte o da collezione;
- i lavoratori residenti all’estero, fatta eccezione per coloro che si trovano in uno degli Paesi appartenenti all’Unione Europea (o in uno Stato che ha stabilito accordi economici con l’Italia, tali da render possibile un flusso continuo di dati) e producono almeno il 75% del reddito complessivo sul territorio nazionale;
- chi effettua in via esclusiva:
- cessioni di fabbricati;
- cessioni di terreni edificabili;
- cessioni di mezzi di trasporto nuovi;
- i lavoratori che, oltre all’attività autonoma svolta con la Partita IVA:
- possiedono quote di partecipazione a società di persone o di capitali;
- controllano, anche indirettamente, società a responsabilità limitata operanti nel medesimo settore;
- coloro che percepiscono in via prevalente compensi da parte degli stessi soggetti da cui hanno percepito redditi da lavoro dipendente (o assimilati) nei due anni precedenti (o riconducibili ad essi).
Contributi previdenziali per fisioterapisti
Se sceglierai di aprire Partita IVA come fisioterapista, devi sapere che, oltre alle spese relative alle tasse, dovrai provvedere anche a quelle per la tua contribuzione. Ma qual è la Cassa Previdenziale a cui fare riferimento?
Pur facendo parte della categoria delle professioni sanitarie, con relativo Albo, il fisioterapista non è tenuto ad iscriversi ad un Ordine, né ha una Cassa di Previdenza dedicata (come ad esempio accade, invece, con l’ENPAPI per gli infermieri o con l’ENPAM per i medici).
Pertanto, insieme ai vari liberi professionisti “senza cassa”, confluirà nella Gestione Separata INPS, che prevede il versamento di contributi non fissi, ma calcolati in proporzione al reddito imponibile con aliquota al 25,98% (e deducibili al 100% nel regime forfettario).
Quante tasse e contributi paga un fisioterapista con Partita IVA forfettaria.
Veniamo all’aspetto che sicuramente ti interessa più di ogni altro: le tasse!
Inutile negarlo. Questa parola mette un po’ di preoccupazione a chiunque lavora in proprio o si accinge a farlo.
Se apri la Partita IVA adottando il regime forfettario, tuttavia, questo diventa l’argomento che più di tutti può provocare un bel sorriso sul tuo volto.
Infatti, all’interno di questo regime fiscale, non esistono gli scaglioni IRPEF ma un’aliquota unica, detta sostitutiva.
Per le nuove attività quest’aliquota è fissata al 5%, mentre dal sesto anno in poi, così come per le attività che effettuano il passaggio da un altro regime fiscale a quello forfettario, questa sale al 15%.
A prescindere, si tratta di una tassazione decisamente bassa, specie se pensi che negli altri regimi fiscali si parte da un’aliquota minima del 23%.
Per poter calcolare l’imponibile su cui verrà applicata quest’aliquota non sei tenuto a dimostrare i costi sostenuti durante l’anno per poterli scaricare, ma devi attenerti ai coefficienti di redditività stabiliti dallo Stato per ogni attività operante in questo regime fiscale.
In base al coefficiente di redditività, vengono identificati anche i costi forfettari, in valore percentuale del 22% nel caso di un fisioterapista. Per la tua categoria, infatti, lo Stato ha stabilito un coefficiente di redditività del 78%.
Ciò significa che se apri la Partita IVA forfettaria ora, e da qui alla fine dell’anno fatturi 10.000 €, l’importo soggetto a tassazione sarà di 7.800 €.
I restanti 2.200 € verranno detratti automaticamente, in quanto lo Stato ipotizza che quell’importo corrisponda alle tue spese di gestione.
Per un fisioterapista, il discorso è pressoché uguale per quanto concerne il versamento dei contributi: non avendo una cassa previdenziale di riferimento, dovrai iscriverti alla Gestione Separata INPS.
Questa gestione dei versamenti contributivi include un grande vantaggio: non prevede quote fisse, ma versamenti in percentuale del 25,98% sul reddito lordo, che nel regime forfettario si ottiene in base al coefficiente di redditività.
Per chiudere l’esempio coi numeri, su 7.800 € di reddito lordo pagherai il 5% di imposte (390 €) e il 25,98% di contributi INPS (2.026,44 €), per un totale di 2.416,44 €.
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