Dal 1° aprile entra in vigore il nuovo codice Ateco per escort e servizi sessuali, tra polemiche legali, implicazioni fiscali, dubbi sulla privacy e timori di sfruttamento.

Il Fisco apre alla prostituzione. Dal 1 aprile – a 67 anni dalla Legge Merlin – è entrato in vigore un nuovo codice Ateco che sta facendo molto discutere. Il 96.99.22, legato a “servizi di incontro ed eventi simili”, che fa riferimento a “fornitura o organizzazione di servizi sessuali” e “gestione di locali e incontri legati alla prostituzione”. Dunque ora le escort possono aprire regolarmente una partita iva per la loro attività. Ed è subito cortocircuito, oltre che polemica. 

Partiamo dalla questione puramente fiscale. Continuare a ignorare un settore così ponderoso, per quanto complesso, sarebbe stato effettivamente ipocrita. I numeri di Escort Advisor – primo sito di recensioni di escort in Europa, che ha fatto una ricerca sul tema – parlano chiaro: più di 60 mila sex worker si pubblicizzano online e l’1.5% accetta pagamenti elettronici. Questo significa che la volontà di trovare una propria regolarizzazione fiscale c’era da tempo.

Finora, però, ci si doveva nascondere dietro altri numeri, o meglio professioni. Il codice Ateco 96.09.03, quello per le “attività di servizi per la persona”, era il più adatto, come spiega Mel: “Io pago già le tasse. Ho sempre utilizzato il codice Ateco dedicato al servizio alla persona che era molto generico, non specifico per il settore.

Era l’unico modo che ho trovato per pagare le tasse. Adesso vedrò con il mio commercialista come fare per rientrare in questa specifica categoria, così da essere più tranquilla. È un’opportunità per tutte le ragazze che vogliono avere una vita tranquilla e serena rispetto al fisco – continua la sex worker – Anche per mettere qualche soldo in banca, per fare investimenti, finanziamenti, addirittura mutui. Per me significa libertà e magari l’inizio di un dialogo per regolarizzare il settore in tutti i sensi, non solo a livello fiscale, ma anche come tutela di tutti i diritti”.

“Facevo la dichiarazione dei redditi come massaggiatrice olistica”

Anche Linda De Martini aveva trovato il modo per regolamentare le proprie entrate: “La partita iva l’ho aperta l’anno scorso e faccio la dichiarazione dei redditi come massaggiatrice olistica. Regolamentare la professione, per me, significa avere più sicurezze in termini economici, poter acquistare una casa senza rischiare che il conto corrente mi venga bloccato e segnalato, sperare di avere in futuro di una pensione un pochino più alta e dignitosa”. Una misura fiscale per lei più che necessaria: “Se vuoi acquistare qualcosa che superi le soglie consentite per i bonifici, vieni segnalato, quindi è perfettamente giusto regolamentare il nostro lavoro e permetterci una dichiarazione dei redditi. Tra le varie necessità, non ci sono solo comprare una macchina o chiedere un finanziamento – continua – molte di noi hanno problemi a trovare un appartamento in affitto, e nessuno affitta se non si hanno delle garanzie”.

Mettere nero su bianco questo lavoro, però, potrebbe provocare un effetto boomerang, come spiega Cesare Beolchi, commercialista che ha partecipato alla ricerca di Escort Advisor: “Non credo che questa modifica aiuterà ad aumentare il numero di escort che aprirà una partita iva e che pagherà le tasse, in quanto, a mio avviso, il problema dello stigma per il tipo di professione che svolgono è molto forte. Per assurdo – evidenzia il commercialista – il fatto di avere un ‘patentino fiscale’ che riporta così esplicitamente il tipo di attività svolta, potrebbe essere un deterrente a utilizzare tale codice, per evitare di dover far sapere ai terzi, ad esempio la banca o il proprietario di casa, l’attività svolta”. Quello che chiedono le escort, quindi, è un riconoscimento non solo fiscale. Tasse, ma anche diritti.

Dal 1° aprile 2025 dunque è entrato ufficialmente in vigore un nuovo codice Ateco destinato a far discutere: il 96.99.22, denominato “servizi di incontro ed eventi simili”. Questa novità, che consente l’apertura di partite IVA da parte di escort e professionisti del sesso, ha sollevato diverse polemiche tra politica, opinione pubblica e giuristi.
Chiariamo subito che, in Italia, la prostituzione in sé non è reato, ma esistono norme molto severe contro chi sfrutta, organizza o favorisce tale attività.
Il riferimento normativo principale resta la legge Merlin del 1958, che punisce l’induzione e il favoreggiamento alla prostituzione, il reclutamento di soggetti per finalità sessuali e la gestione di case chiuse.
Ed è proprio a causa di tale substrato normativo che il nuovo codice Ateco suscita perplessità: la descrizione, infatti, include espressamente la fornitura o organizzazione di servizi sessuali, oltre alla gestione di locali e incontri legati alla prostituzione. Secondo alcuni, questo linguaggio rischia di entrare in collisione con i divieti esistenti in tema di induzione e favoreggiamento.

L’inquadramento fiscale: partita Iva, regime forfettario e obblighi contributivi
Il Codice Ateco è formato da una combinazione alfanumerica che identifica l’attività economica svolta dall’impresa: le lettere individuano il macro-settore economico di appartenenza; i numeri invece rappresentano categorie e sottocategorie dei settori di riferimento. Secondo la definizione datane dall’ISTAT, l’Ateco è la “classificazione delle attività economiche adottata dall’Istat per finalità statistiche cioè per la produzione e la diffusione di dati statistici ufficiali”.
Ebbene, con l’introduzione del codice 96.99.22, i lavoratori del settore possono ora regolarizzare la propria posizione fiscale, con conseguente possibilità di aprire una partita Iva, optare per il regime ordinario o forfettarioemettere fattura e adempiere agli obblighi contributivi previsti da INPS e Agenzia delle Entrate.
La misura si inserisce in un più ampio disegno di equità fiscale, volto a includere anche i settori storicamente sommersi. Ma rimane aperta una questione: la privacy dei clienti. Così come accade per i professionisti sanitari, è lecito domandarsi se, anche per questo tipo di prestazioni, si dovrà evitare l’invio delle fatture elettroniche tramite Sistema di Interscambio, al fine di garantire la riservatezza dei dati personali.

L’Istat risponde
La replica dell’Istat non si è fatta attendere. L’ente ha chiarito che il nuovo codice Ateco recepisce la classificazione NACE Rev. 2.1 adottata a livello comunitario, che include anche le attività legate all’offerta di servizi sessuali, per assicurare uniformità e comparabilità dei dati statistici tra i Paesi membri.
Va ricordato, tuttavia, che l’adeguamento alla classificazione UE non implica alcuna legittimazione automatica delle attività vietate dalla legge italiana. Il codice serve solo per fini statistici, fiscali e previdenziali e non modifica in alcun modo il quadro normativo vigente.

Per consulenze o pratiche di apertura partita iva e inquadramento fiscale scrivici a office@fiscoconsulting.it

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