- 16 Aprile 2021
- Posted by: Andrea Feriotto
- Categoria: Guide Fiscali

Oggi torniamo a fare chiarezza sui costi legati al mantenimento della Partita Iva, proponendo un esempio concreto delle tasse e dei contributi che si applicano su un fatturato lordo di 20.000 €, 25.000 € o 50.000 €, a seconda dell’inquadramento e del regime fiscale scelti in fase di apertura.
Prendiamo, quindi, in esame tre diversi casi: Elisa, infermiera inquadrata come libera professionista, Giovanni, parrucchiere inquadrato come artigiano, ed Alessandro, titolare di un negozio virtuale.
I tre “protagonisti” del nostro articolo hanno optato per il regime fiscale forfettario, che ha permesso loro di beneficiare di una tassazione ultra-agevolata – con aliquota al 5%.
Se, a livello fiscale, il metodo per la determinazione del reddito imponibile e per il calcolo dell’unica imposta sostitutiva è identico per tutti i forfettari, in ambito contributivo le differenze si fanno più marcate, poiché sono le singole Casse o Gestioni – come vedremo in seguito – a dettare le regole.
Ricordiamo, comunque, che i contributi versati sono sempre deducibili al 100% nel forfettario.
Partiamo subito con l’analisi dei costi di una Partita Iva, a cominciare dal primo esempio.
Infermiere con Partita Iva: esempio tasse e contributi
Il primo caso – come anticipato – è quello di Elisa, infermiera freelance, che nel 2020 ha incassato fatture per 20.000 €. A quanto ammontano le sue imposte e i suoi contributi previdenziali?
Sappiamo che il Codice Ateco associato alla Partita Iva – 86.90.29 (Altre attività paramediche) – prevede un coefficiente di redditività pari al 78% ed una deduzione del 22% per le imposte.
Ecco, quindi, il nostro esempio di calcolo delle tasse e dei contributi previdenziali:
- Fatturato lordo: 20.000 €
- Coefficiente redditività: 78%
- Costi deducibili: 22%
- Contributi deducibili: 3.000 €
- Reddito imponibile: 20.000 € – 22% – 3.000 = 12.400 €
- Imposta sostitutiva: 1.860 €
E i contributi? L’infermiere è una figura professionale che, al pari di un avvocato o di un architetto, fa capo ad una Cassa specifica “per la categoria”, ovvero Enpapi. Di conseguenza, deve attenersi al regolamento interno, nel quale sono contenute le aliquote per l’anno corrente, le date di scadenza e le eventuali agevolazioni.
Se Elisa, con la sua Partita Iva, avesse svolto una professione diversa da quella di infermiera – ad esempio, per rimanere in ambito sanitario, la logopedista o la fisioterapista, per la quale non esiste una Cassa Previdenziale “di categoria” – avrebbe dovuto iscriversi alla Gestione Separata Inps e versare il 25,72% del reddito imponibile.
Artigiani e Partita Iva: esempio imposte e contributi
Per proseguire con l’analisi delle spese di gestione di una Partita Iva, ecco un esempio piuttosto comune: Giovanni, parrucchiere inquadrato come ditta individuale di tipo artigianale, che nell’anno precedente ha incassato un fatturato di 25.000 € e versato 4.500 € di contributi previdenziali.
Il suo Codice Ateco è “96.02.01 – Servizi dei saloni di barbiere e parrucchiere” e prevede un coefficiente di redditività pari al 67%, mentre la quota dedotta per le spese aziendali corrisponde al 33%.
A quanto ammontano le imposte e i contributi di Giovanni? Facciamo un rapido calcolo.
- Fatturato lordo: 25.000 €
- Coefficiente redditività: 67%
- Costi deducibili: 33%
- Contributi deducibili: 4.500 €
- Reddito imponibile: 25.000 € – 33% – 4.500 = 12.250 €
- Imposta sostitutiva: 1.873 €
In quanto artigiano, Giovanni versa i propri contributi alla Gestione Artigiani e Commercianti Inps.
La quale richiede due tipologie di versamenti, ovvero:
- Contributo minimo di circa 3.850 €, obbligatorio per tutti gli iscritti (a prescindere dal reddito)
- Contributo variabile con aliquota al 24%, obbligatorio in caso di superamento del reddito minimo indicato dall’Inps (ossia 15.953 € per il 2021), si applica unicamente sulla parte eccedente.
Entrambi i versamenti – minimi e variabili – sono interamente deducibili ai fini dell’imposta sostitutiva. Inoltre, rivolgendosi all’Inps, è possibile richiedere uno sconto complessivo del 35%.
Commercianti e Partita Iva: esempio tasse e contributi Inps
Concludiamo il nostro articolo di approfondimento sui costi fissi della Partita Iva con il terzo esempio in programma: Alessandro, titolare di un e-commerce, dunque inquadrato come ditta individuale di tipo commerciale, che nell’anno 2020 ha fatturato ed incassato 50.000 euro lordi.
Il Codice Ateco per le attività di vendita online è il seguente: “47.91.10 – Commercio al dettaglio di qualsiasi tipo di prodotti effettuato via internet”. Il coefficiente di redditività associato a tale codice è pari al 40%, per cui la percentuale dedotta per le spese aziendali corrisponde al restante 60%.
Procediamo quindi con i nostri calcoli:
- Fatturato lordo: 50.000 €
- Coefficiente redditività: 40%
- Costi deducibili: 60%
- Contributi deducibili: 4.000 €
- Reddito imponibile: 50.000 € – 60% – 4.000 = 16.000 €
- Imposta sostitutiva: 2.400 €
Anche i commercianti fanno capo alla Gestione Artigiani e Commercianti dell’Inps e, pertanto, sono tenuti a versare le seguenti tipologie di contributi:
- Contributi minimi obbligatori (pari a 3.830 € circa), da corrispondere a prescindere dal reddito
- Contributi variabili con aliquota al 24,09%, obbligatori per i contribuenti che hanno sforato il reddito minimo stabilito dall’Inps (ovvero 15.953 €), da calcolarsi sulla sola parte eccedente.
Diversamente da Giovanni, Alessandro ha dichiarato un reddito maggiore di 15.953 euro, motivo per cui è tenuto a corrispondere, oltre al versamento minimo, anche il 24,09% della quota eccedente.
In ultimo, ricordiamo che anche per i commercianti, se assoggettati al forfettario, vige la possibilità di dedurre al 100% i contributi dal reddito imponibile e di richiedere all’Inps la decurtazione del 35%.
Conclusioni
Non si esauriscono, di certo, qui i costi collegati alla gestione di una Partita Iva: ad esempio, in molti casi, è impossibile fare a meno di un consulente di fiducia che si prenda carico degli adempimenti fiscali, tributari, ecc.. Le spese per l’assistenza, troppo spesso sottovalutate, sono un nodo cruciale per tutti coloro che hanno poca familiarità con documenti, fatture, dichiarazioni, ecc., e, òeri, a causa dei tanti impegni giornalieri, fatica a star dietro ai vari “appuntamenti” con l’Agenzia delle Entrate, con l’Inps o con la propria Cassa di Previdenza.
Dunque, quale budget occorre per il mantenimento della Partita Iva?
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