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Regimi forfettari, dal 1° luglio obbligo di fatturazione elettronica, ma non per tutti. L’obbligo di fattura elettronica scatta oltre i 25mila euro.

Le micro partite Iva esonerate dalla e-fattura sono circa 800mila, tra ditte, autonomi e professionisti.

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Mario Draghi […] ha approvato un decreto legge che introduce ulteriori misure urgenti per l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”: così il Governo ha annunciato l’approvazione di un testo che ancora non è disponibile in versione ufficiale, ma dalla cui bozza trapelano grosse novità per le Partite IVA in regime forfettario.

Per tutti coloro i quali hanno scelto questo regime fiscale, infatti, viene per la prima volta introdotto l’obbligo della fatturazione elettronica. Un piccolo cambio formale, insomma, ma che impatta su qualcosa come 1,5 milioni di Partite IVA in tutta Italia.

L’ipotesi iniziale di estendere l’e-fattura a tutte le partite incluse quelle in regime di flat tax si è scontrata con le richieste avanzate in Consiglio dei ministri dalla Lega, e in particolare dal capo delegazione dei ministri del Carroccio, Giancarlo Giorgetti: escludere fino al 2024 dal nuovo obbligo digitale le micro partite Iva con ricavi o compensi fino a 25mila euro. Mal contati si tratta di circa 800 contribuenti Iva tra ditte, autonomi e professionisti che per altri due anni potranno utilizzare il regime forfettario con la fattura solo “cartacea”.

Nelle intenzioni dell’Esecutivo, infatti, l’estensione dell’obbligo scatterà dal 1° luglio, “spaccando” a metà il 2022 che sarà quindi contraddistinto da fatture cartacee e fatture elettroniche. Anche per questo non è del tutto esclusa a priori un’ulteriore riflessione in fase di limatura finale del decreto, spostando il debutto al 2023.

Fattura Elettronica per i forfettari

Il regime forfettario è una opzione di comodità e vantaggio per tutti coloro i quali hanno scelto la flat tax al 15%: si tratta di una scelta accessibile per ogni Partita IVA che possa contare su un reddito annuo fino a 65 mila euro ed alla quale molti piccoli professionisti hanno aderito per poter semplificare la contabilità, ridurre l’imposizione fiscale e poter concentrare il proprio tempo più sul lavoro che non sulla burocrazia della contabilità fiscale.

Sebbene per tutte le aziende vi fosse ormai da tempo l’obbligo di fatturazione elettronica, per il regime forfettario questo vincolo non era ancora scattato. Si trattava di una scelta coerente con un regime che voleva semplificare la gestione della Partita IVA, ma a distanza di anni l’inerzia del cambiamento è venuta meno: oggi, anzi, è ben più utile e vantaggioso portare tutte le Partite IVA verso la fatturazione elettronica ed evitare il doppio canale.

Molti aspetti già suggerivano ai forfettari di propendere per la fatturazione elettronica adeguandosi allo standard di ogni altra azienda: favorisce la gestione dell’archivio fatture, permette un più semplice abbinamento tra fatture e pagamenti, allinea le procedure a quelle di altre aziende da cui si compra o si acquista (e che da tempo non utilizzano più il cartaceo).

Ora quel che era opportuno diventa obbligatorio: dal 1 luglio anche le Partite IVA in regime forfettario dovranno dotarsi di quanto necessario per produrre fatture elettroniche invece di fatture tradizionali cartacee.

Tutto come previsto, insomma: da tempo questa misura era nell’aria per ampliare ulteriormente gli spazi utili per controlli fiscali facilitati ed il tutto trova ora concretezza nel quadro degli adempimenti previsti in ottica PNRR. Compresi nel provvedimento vi sono anche le Associazioni Sportive Dilettantistiche e gli enti del terzo settore: per tutte queste categorie il 2022 sarà dunque a gestione promiscua con 6 mesi in fattura tradizionale e 6 mesi in fattura elettronica, per poi approdare al 2023 completamente allineati sul nuovo regime.

L’unica deroga emersa dal testo è relativa ai professionisti in regime forfettario che non superino i 25 mila euro di ricavi o compensi. Fino al 2024 potranno restare sulle modalità tradizionali in virtù del basso volume d’affari registrato, ma è in ogni caso consigliabile per tutti partire con la nuova modalità: è un punto fermo della gestione fiscale del futuro e nessuna Partita IVA può ignorare questo inevitabile cambio di paradigma.

Per tutti i forfettari che hanno ora due mesi di tempo per passare alla fatturazione elettronica, Aruba mette a disposizione un servizio dedicato che offre anche un modulo aggiuntivo per la gestione di incassi e pagamenti.

Per qualsiasi Partita IVA sarà immediata la comprensione di quanto la digitalizzazione di questi processi possa facilitare e velocizzare molte pratiche e regalare quindi tempo e performance alla propria attività.

Le regole sulle sanzioni

In ogni caso, secondo la bozza, viene previsto un regime transitorio (anche se molto limitato) in relazione ai primi documenti da emettere.

Solo per il terzo trimestre 2022 (ossia da luglio a settembre) non scatteranno sanzioni se la fattura elettronica sarà emessa entro il mese successivo a quello di effettuazione dell’operazione.

Dopo questi primi tre mesi, anche per i nuovi obbligati scatterà la tagliola dei 12 giorni per l’emissione della fattura immediata (discorso diverso per quella differita da emettere entro il giorno 15 del mese successivo ma è vincolata a una serie di requisiti).

L’ipotesi di fondo è comunque quella di chiudere il cerchio con la disponibilità dei dati, anche se resta ancora la finestra fino al 2024 per le micro partite Iva.

Oltre ai contribuenti forfettari, infatti, l’obbligo dell’e-fattura debutta anche per le associazioni sportive dilettantistiche e per gli enti del Terzo settore con proventi da attività commerciali fino a 65mila euro. In questo modo l’amministrazione finanziaria disporrebbe di tutte, o quasi, le operazioni B2B e B2C (ossia quelle verso privati) e, almeno secondo le intenzioni, avrebbe più possibilità di individuare i possibili buchi neri dell’evasione con consenso, la forma più insidiosa perché si realizza quando chi acquista un bene o servizio acconsente che il venditore o il prestatore non documenti nulla al fisco.

Dall’altro lato, c’è una prospettiva di semplificazione legata alla precompilata Iva.

Non tanto per chi è in Flat Tax, perché non ha l’obbligo della dichiarazione o della liquidazione periodica, ma per i circa 2 milioni di attività economiche per cui è partita la sperimentazione.

Con i dati “completi” della fatturazione elettronica le Entrate sarebbero in grado di mettere a disposizione delle bozze più attendibili, riducendo quindi la necessità di apportare modifiche da parte dei diretti interessati.

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