- 16 Aprile 2021
- Posted by: Andrea Feriotto
- Categoria: ULTIME NOTIZIE
L’assegno unico.
L’assegno unico e universale è la riforma indubbiamente più importante mai approvata delle misure di sostegno per le famiglie. Lo scopo ultimo di questa riforma è mettere ordine alle tante e diverse forme di aiuto approvate nel corso degli anni. A disegnare il nuovo contributo è la legge delega 46/2021. Questa disegna solo la cornice, che nei prossimi mesi andrà riempita con uno o più decreti attuativi dal ministero della Famiglia in accordo con le Politiche sociali e il Mef, sentita la conferenza unificata delle Regioni. Ci sono 12 mesi di tempo per approvarli, ma la volontà politica di partire già dal 1° di luglio 2021 con l’erogazione del nuovo assegno potrebbe accelerare i tempi.
1) Cos’è l’assegno unico e cosa prevede?
La legge delega 46/2021 prevede il superamento di ben sei misure esistenti a sostegno delle famiglie, in favore di un assegno unico destinato a tutti (per questo è universale) i figli a carico, dal settimo mese di gravidanza fino al compimento del 21esimo anno. Il seguente assegno potrà essere erogato mensilmente oppure potrà configurarsi come un credito d’imposta.
L’importo, ancora da definire, dovrà essere progressivo in base alla situazione economica del nucleo definita tramite Isee e sarà compatibile con altri assegni regionali o locali e con il reddito di cittadinanza. In quest’ultimo caso, però, in fase di attuazione bisognerà definire in che modo dovranno interagire i due contributi.
2) Come calcolare l’assegno unico e quali sono i requisiti?
La struttura dell’assegno unico sarà la seguente: una quota fissa per ogni figlio a carico e una quota variabile in base all’Isee del nucleo familiare. Attualmente la definizione di “figlio a carico” prevede che il ragazzo non debba avere un reddito lordo superiore ai 4mila euro (o di 2.840,51 euro se maggiore di 24 anni). Sono poi previste, per legge, le seguenti maggiorazioni, la cui entità andrà definita in fase attuativa:
– per i figli successivi al secondo;
– per le madre con meno di 21 anni;
– tra il 30 e il 50 per cento per i figli con disabilità, fino ai 20 anni. La gravità delle stesse determineranno la percentuale esatta. Al compimento del 21esimo anno di età, se il figlio disabile è ancora a carico, il nucleo percepirà ancora l’assegno ma senza maggiorazioni.
Inoltre l’assegno unico per i figli maggiorenni tra i 18 e i 21 anni avrà un importo inferiore e, su richiesta, potrà essere erogato direttamente al figlio, purché ancora a carico, iscritto ad un percorso di studio (o tirocinio) oppure disoccupato registrato all’Anpal o volontario del servizio civile. È comunque necessaria la cittadinanza italiana o europea, oppure è necessario essere residenti (o domiciliati) in Italia insieme ai figli da almeno due anni anche se non continuativi e titolari di un contratto di lavoro almeno biennale, e in regola con il permesso di soggiorno.
3) Cosa sostituisce l’assegno unico?
L’entrata in vigore del nuovo assegno unico e universale prevede il superamento e la soppressione di sei misure esistenti, che sono le seguenti.
1) Le detrazioni fiscali per i figli a carico, che attualmente non raggiungono i soggetti incapienti ai fini Irpef (cioè i redditi inferiori che hanno un’imposta troppo bassa per fruire dello sconto fiscale). Come annunciato resteranno in vigore solamente, in via transitoria, quelle per i figli over 21 anni, scoperti dall’assegno unico.
2) Gli assegni al nucleo familiare per figli minori, destinati ai soli lavoratori dipendenti (non ne beneficiano i lavoratori autonomi), per i quali ogni anno nel mese di luglio va rinnovata la domanda. Gli importi sono modulati in base al numero dei figli e al reddito familiare imponibile. Non conta l’Isee.
3) Gli assegni al nucleo per le famiglie numerose che viene erogato per 13 mesi a partire dal terzo figlio in caso di Isee inferiore a 8.788,99 euro.
4) Le tre misure di sostegno alla natalità, tra cui il bonus bebé, il premio alla nascita per le neo-madri e il fondo natalità per le garanzie su prestiti.
4) Qual è il budget per finanziare l’assegno unico?
Dal riordino di queste sei misure si ottiene un risparmio annuo complessivo di 12,9 miliardi, che andrà a finanziare l’assegno unico. Questi fondi si andranno a sommare agli stanziamenti approvati con le ultime leggi di Bilancio, confluiti nel «Fondo per l’assegno universale e i servizi alla famiglia», dove si contano circa 3,5 miliardi per il 2021 e 6,5 miliardi a regime a decorrere dal 2022.
5) Come e quando richiedere l’assegno unico?
In questi giorni gli uffici ministeriali sono al lavoro per capire se la riforma riuscirà a partire a luglio 2021, come da previsione. La volontà politica va verso questa direzione, tuttavia, i tempi sono molto stretti e le questioni da definire sono ancora molte e spinose.
Innanzitutto le famiglie beneficiarie sono 7,6 milioni ed è difficile immaginare che tutte riescano a dotarsi dell’Isee entro luglio (su questo i Caf già segnalano di essere in difficoltà).
Inoltre, in base alle prime simulazioni effettuate da Istat e dal gruppo di ricerca Arel, Fondazione E. Gorrieri e Alleanza per l’infanzia, ci si è accorti che è difficile poter garantire 250 euro a figlio e, inoltre, un certo numero di famiglie rischia di prendere meno rispetto a quanto prende oggi in base alle misure esistenti. A tal fine andrebbe inserita una clausola di salvaguardia che tuteli circa 1,35 milioni di nuclei da questo rischio, ma per poterla prevedere mancano le risorse: si stima siano necessari ulteriori circa 800 milioni di euro.
Restano in ultimo da definire i seguenti punti:
1. l’interazione dell’assegno unico con il reddito di cittadinanza;
2.andranno aggiornate le piattaforme informatiche dell’Inps al nuovo scopo;
3.bisognerà decidere se i datori di lavoro dovranno continuare a versare il contributo (Cuaf) destinato agli assegni al nucleo familiare oppure se queste risorse (circa 2 miliardi) arriveranno da altrove.
Il tutto, poi, dovrà essere inquadrato all’interno dell’annunciata riforma dell’Irpef che impatterà sul fisco familiare. Per tutti questi motivi resta difficile immaginare una partenza a pieno regime nel prossimo mese di luglio e bisognerà continuare a monitorare le fasi dell’attuazione nelle prossime settimane.
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